FIGLI CHIUSI IN CAMERETTA: COSA FARE? QUANDO PREOCCUPARSI?

Adolescenti chiusi in camera

Per molti genitori  è difficile comprendere perché i figli adolescenti rimangano chiusi per tanto tempo nella loro stanza. A quell’età, la privacy comincia a diventare molto importante per i ragazzi.

L’adolescenza è un periodo di passaggio tanto importante quanto difficile. Durante questo passaggio i ragazzi avviano un processo di identificazione per il quale hanno bisogno del proprio spazio che, ovviamente, non coincide più con quello del resto della famiglia, ma necessita della giusta distanza dal mondo degli adulti. 

La camera da letto di un adolescente è molto di più del posto in cui dorme o in cui passa i pomeriggi a giocarsi o a fare i compiti. Rappresenta il suo rifugio,dove comincia a definire la propria individualità. In questa fase della vita inizia il processo di identificazione. I ragazzi costruiscono la propria identità e per farlo, inevitabilmente, hanno bisogno dei propri spazi. I ragazzi iniziano a sviluppare un normale bisogno di riservatezza che li porta a sentire il bisogno di una giusta distanza tra il loro mondo e quello degli adulti.

Quello che avviene dietro la porta della camera in cui gli adolescenti si rintanano è un normale sviluppo, indispensabile per riuscire a definire la propria identità.

L’importante è che in questo ‘muro’ immaginario, fisiologico e da non drammatizzare, sia presente un ponte levatoio che consenta ai genitori di mantenere un punto di contatto con i propri figli.

Quando bisogna iniziare a preoccuparsi?

Dietro la porta di camera chiusa, può nascondersi anche un disagio profondo, persino un malessere radicato che rifugge da ogni occasione sociale.

Senso di inadeguatezza

Alla base di questo atteggiamento c’è il senso di inadeguatezza provato dagli adolescenti che li spinge a preferire l’isolamento per non doversi confrontare con la realtà, limitando le loro relazioni sociali a quello che offre la rete o, peggio, rinunciando anche ad esse, dedicandosi solo ai videogiochi.

Attacchi di panico, ansie e disturbi somatici sono i primi segnali di un malessere grave che attanaglia gli adolescenti ed è importante non tralasciare o sottovalutare alcun campanello d’allarme per impedire che peggiori diventando qualcosa di più grave.

Camera chiusa, crisi familiari e depressione genitoriale

Altre volte gli adolescenti rimangono chiusi in camera perché non vogliono affrontare i problemi che ci sono in famiglia. La cameretta diventa il rifugio dalle tensioni familiari.

Crisi coniugali, separazioni, litigi, possono provocare nell’adolescente un desiderio di fuga per evitare quelle situazioni. Soprattutto in casi di separazioni coniugali conflittuali o lotte intrafamiliari (tra coniugi o con le famiglie d’origine) ai ragazzi può essere chiesto direttamente o indirettamente di schierarsi e creare alleanze.

Questa richiesta è lacerante perché si tratta di scegliere tra persone alle quali senti di voler bene. Inoltre, il più delle volte, gli adolescenti non comprendono e non condividono le motivazioni delle lotte intestine. Anche per questo non vogliono giustamente schierarsi. Ma purtroppo accade spesso che gli adulti facciano questa richiesta. In molti crisi di coppia uno dei due genitori ”chiede” indirettamente al figlio/a di diventare il ”sostituto del coniuge”. Proietta cioè su di lui richieste non più da figlio ma da ”compagno/a”. Richieste di vicinanza affettiva, di protezione, di confidenza.

Questo tipo di aspettative comportano nell’adolescente una spaccatura tra il desiderio di compiacere quel genitore per alleviare la sua solitudine e la rabbia. Rabbia legata alla consapevolezza che gli viene richiesto di rinunciare alla sua identità e alla sua adolescenza per diventare adulto. Quel genitore che si sente arrabbiato e solo in seguito a crisi coniugali o per diatribe con la famiglia d’origine in effetti può inconsapevolmente (a volte consapevolmente) chiedere al figlio di sostenere il ruolo di compano, psicologo, amico, genitore a seconda dei casi.

La fuga in cameretta in questi casi va letta come un tentativo di congelare il tempo per evitare di scegliere tra l’assecondare o rifiutare l’aspettativa di quel genitore.

Adolescenti chiusi in camera: cosa fare?

Per i genitori è fondamentale non rimanere estranei a questa fase. Occorre evitare di diventare invadenti ed oppressivi. E’ fondamentale riuscire a mantenere aperto il dialogo con i figli, mostrando interesse per il loro processo di crescita, conservando il proprio ruolo genitoriale senza pensare di fare gli amici.

Vietato considerare sicuro e protetto l’ambiente in cui gli adolescenti si rifugiano. Considerando che il loro canale di comunicazione con l’esterno rimane il web non deve mancare da parte dei genitori la vigilanza attiva. Va esercitata sempre attraverso il dialogo da perseverare senza esagerazioni prepotenti se le risposte dei ragazzi sono stringate e svogliate.

Da escludere gli atteggiamenti eccessivamente protettivi o giudicanti per impedire la completa chiusura degli adolescenti, mentre l’aiuto di uno specialista può rivelarsi utile anche per i genitori soprattutto all’inizio.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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