COSA ACCADE DOPO IL PRIMO ATTACCO DI PANICO

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Il primo attacco di panico segna un prima e un dopo nella vita di qualunque persona. 

L’esperienza del primo attacco di panico è terrificante. Si tende a pensare di essere vittime di un infarto del miocardio: chi ne soffre ha la chiara sensazione di essere sul punto di morire, e che il suo cuore possa collassare da un momento all’altro. Dopo questa prima esperienza, si prova una paura paralizzante che l’episodio si ripeta. Si sviluppa così l‘ansia anticipatoria.

Cosa accade?

Quando una persona ha un attacco di panico per la prima volta, la paura cresce in modo esponenziale perché non capisce cosa sta succedendo; l’ansia, quindi, scatta a causa dell’ignoranza e dell’incertezza. Tachicardia, respiro affannato, nausea, tensione muscolare. Spesso ci si reca al pronto soccorso credendo di avere un attacco di cuore.

Quando i medici danno la diagnosi, alcuni restano ancora più sconvolti. Sapere che quanto vissuto ha un’origine psicologica e non fisica, provoca un certo turbamento/rifiuto. L’esperienza è talmente fisica che molte persone non esitano a chiedere una seconda opinione, a sottoporsi a esami e controlli. In generale, non è raro che al paziente vengano prescritti degli ansiolitici per un periodo di tempo limitato, oltre a un periodo di riposo.

Spesso, inoltre, si pensa che gli attacchi si manifestino in situazioni ben precise, in cui il soggetto è sopraffatto da un timore incontrollabile, come quello di parlare in pubblico, di salire su un ascensore o su un aereo, e così via. Gli attacchi di panico in realtà possono presentarsi in qualunque momento e senza una causa specifica. C’è chi si sveglia nel cuore della notte sopraffatto da una sensazione di panico allarmante, credendo fermamente di essere sul punto di avere un infarto del miocardio. C’è anche chi ne soffre per la prima volta mentre sta parlando al telefono, sta cenando con gli amici o mentre si trova al supermercato a fare la spesa.

Dopo il primo attacco di panico, ha inizio il circolo vizioso della paura

Gli attacchi di panico sono il prodotto di uno sviluppo, sebbene all’inizio si manifestino all’improvviso. Sono il grilletto fisico di uno stato emotivo avverso che si mantiene nel tempo. Così, in generale, chi è vittima di queste esperienze accumula un eccesso di ansia nel corso dei mesi e persino degli anni.

Dopo il primo attacco di panico, si presenta l’ansia secondaria. Si tratta di uno stato in cui finiamo per sviluppare una paura intensa di avere un nuovo attacco; la sintomatologia intensa e la perdita di controllo ci terrorizzano. Tutto ciò ci porta ad auto alimentare la paura, cosa che innesca un circolo vizioso che intensifica ulteriormente la situazione.

Sentirsi vulnerabili: il lungo viaggio in cerca di aiuto

Infine, dopo il primo attacco di panico è comune cercare aiuto. Giunge un momento in cui la persona è cosciente della sua vulnerabilità. Presto o tardi si rende conto di essere sul punto di perdere il controllo sulla propria vita.L’angoscia derivante dalla paura di un nuovo attacco, in un luogo e in circostanze insospettabili, la spinge a fare un primo passo per intervenire.

Tuttavia, non sempre lo si fa nel modo giusto. C’è chi si dedica allo yoga, chi pensa che le tecniche di rilassamento e di meditazione possano aiutarlo a limitare queste situazioni, chi decide di affidarsi esclusivamente ai farmaci e così via. 

La terapia psicologica è l’unico mezzo che ci aiuta a limitare gli attacchi di panico e la realtà emotiva che si cela dietro tali manifestazioni. Poco per volta e con impegno da parte nostra, recupereremo il controllo per far spazio a una vita più appagante e soddisfacente.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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