Possiamo classificare i disturbi alimentari in “vecchi” e “nuovi”.
I “vecchi” disturbi, come l’anoressia, la bulimia e il binge-eating, sono conosciuti e studiati da decine di anni. Riguardano una profonda insoddisfazione per la forma del proprio corpo. Esso viene percepito come deforme o comunque più grasso, più brutto, più sgradevole di quanto non sia realmente. Di conseguenza, chi ne soffre tende a rimediare mettendo in atto strategie in eccesso (eccesso di dieta, eccesso di attività fisica, eccesso di preoccupazione anche se si è normopeso).
Quali sono i nuovi disturbi alimentari?
Se fino a poco tempo fa si parlava solo di anoressia e bulimia, oggi i cosiddetti disturbi alimentari sono molti di più.
Purtroppo, infatti, con il passare del tempo, sembrano svilupparsi nuovi disturbi, meno conosciuti, ma non per questo meno pericolosi. Essi trovano un picco di esordio tra adolescenti e giovani.
Si tratta di comportamenti nuovi, quindi non ancora riconoscibili come patologie vere e proprie, né tanto meno inseriti nei principali manuali diagnostici. Hanno però una diffusione tale da poter parlare di atteggiamenti con elevato rischio di convertirsi in veri e propri disturbi alimentari.
Alcuni non hanno ancora un nome italiano e si differenziano da anoressia e bulimia per le modalità con cui ci si rapporta al cibo.
Ortoressia
L’Ortoressia (dal greco orto e orexis, sano e appetito) è un disturbo alimentare (da poco inserito nella classificazione psichiatrica). E’ caratterizzato dalla maniacale ossessione per i cibi sani e “puri” (generalmente vegetali crudi, cereali e cibi macrobiotici e comunque alimenti privi di pesticidi, conservanti ed altre sostanze artificiali), enfatizzato dagli eccessivi allarmismi creati dai mass media intorno al cibo .
Per i soggetti affetti da ortoressia la preoccupazione per il cibo diventa il focus centrale dell’intera esistenza. Molte ore al giorno sono dedicate alla ricerca del cibo, allo studio delle sue reali o presunte proprietà nutritive e alla sua preparazione.
Tutte le energie sono impegnate nella spasmodica ricerca del cibo giusto, trascurando ogni altro interesse ed impoverendo la propria vita.
Intere categorie di alimenti vengono eliminate dalla dieta con una conseguente carenza di elementi nutritivi essenziali ed un’alterazione dello stato psicofisico. Al regime alimentare si attribuisce la possibilità di rendere le persone migliori ed il rigore diventa sempre più ossessivo.
La ferrea aderenza alla dieta dell’ortoressico è essenziale per il mantenimento dell’autostima. La trasgressione delle regole causa ansia e vergogna e impone l’utilizzo di strategie compensatorie che ristabiliscano l’equilibrio, con un conseguente ulteriore inasprimento delle regole; nei casi più gravi gli ortoressici preferiscono morire di fame piuttosto che assumere qualcosa che considerano impuro o pericoloso per la propria salute.
La distinzione fondamentale tra l’ortoressia e gli altri disturbi dell’alimentazione consiste proprio nell’attenzione posta non tanto sulla quantità quanto sulla qualità del cibo assunto.
Non vi sono la paura di ingrassare e l’insoddisfazione per il proprio corpo tipici di anoressia e bulimia, ma soltanto il desiderio di diventare più sani e puri. La perdita di peso è quindi da considerarsi un effetto secondario; la percezione distorta della realtà non è relativa alle proprie forme, ma alle proprietà del cibo, alimentata spesso da credenze quasi magiche e completamente infondate.
Gli ortoressici sono compiaciuti e soddisfatti del proprio stile di vita. L’isolamento determinato dalle proprie abitudini alimentari rinforza i rituali ossessivi riguardo il cibo ed alimenta il sentimento di superiorità rispetto a coloro che non mangiano responsabilmente.
Vigoressia
La Vigoressia (dall’inglese big, grosso) è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa. Chi soffre di vigoressia abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.
Chi soffre di questa patologia ha dunque l’idea di essere troppo debole e magro. Si tratta di un fenomeno recente, osservato prevalentemente nella popolazione maschile tra i 15 e i 23 anni, soprattutto tra i frequentatori di palestre e appassionati di body-building.
A differenza di chi soffre di anoressia, che si vede grasso pur essendo molto magro, il vigoressico si vede sempre esile e debole anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico. Ciò comporta forti conseguenze sul suo umore e sulle scelte comportamentali che vanno dall’assunzione di ormoni androgeni, a farmaci anabolizzanti e sostanze ergogeniche illecite, con rischio di grave compromissione epatica e renale.
La preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolosi induce i vigoressici ad una marcata dipendenza dall’esercizio fisico con conseguente compromissione nelle aree rilevanti del funzionamento sociale, occupazionale e relazionale.
L’insoddisfazione, l’ansia e la perdita dell’autostima spingono i vigoressici ad allenarsi sempre più, con l’intento di aumentare la massa muscolare e abolire la massa grassa, e a seguire diete squilibrate.
Pregoressia
La Pregoressia (dall’inglese pregnancy e anorexia, gravidanza e anoressia) è il disturbo alimentare che affligge le donne incinte. In particolare quelle che non vogliono aumentare di peso durante la gravidanza e per questo si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche. In tal modo aumenta il rischio di depressione, anemia e ipertensione per loro stesse, e malformazioni per il feto.
Ciò che caratterizza maggiormente la pregoressia e la differenzia dagli altri disturbi dell’alimentazione è il momento di esordio: la gravidanza, momento, per una donna, di crisi, riflessione e profonda trasformazione.
I sintomi più evidenti della pregoressia sono:
- il parlare della gravidanza in modo distaccato e irrealistico, segnale della difficoltà ad accogliere serenamente la maternità,
- l’attenzione eccessiva al corpo, l
- ’estrema preoccupazione per il proprio peso in gravidanza,
- il senso di inadeguatezza fisica.
Nelle donne con problemi di anoressia o bulimia, la pregoressia è una conseguenza molto comune, in quanto la gravidanza costituisce di per sé un evento traumatico e incontrollabile.
Nelle donne senza pregressa patologia il problema sembra nascere dall’emulazione di comportamenti spesso dichiararti dalle celebrità di cui parlano i giornali di gossip, le quali tornano subito al lavoro dopo la gravidanza, più snelle di prima.
Drunkoressia
La Drunkoressia (dall’inglese drunk e anorexia, ubriaco e anoressia) è caratterizzata dal digiuno prolungato durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all’ora dell’aperitivo.
La caratteristica peculiare di questo comportamento drunkoressico, emergente tra le adolescenti, è che la volontà di dimagrire non è fine a se stessa, ma è strumentale all’assunzione di alcolici. Durante il giorno si risparmiano le calorie necessarie per poter abusare di alcolici e superalcolici alla sera.
L’alcol diventa uno strumento per integrarsi socialmente, per non avvertire il senso della fame e, in alcuni casi, anche per indurre più facilmente il vomito.
Le complicanze mediche di questo fenomeno sono simili a quelle dell’anoressia. Alterazioni cardiocircolatorie, disturbi elettrolitici, osteoporosi, amenorrea, oltre ai rischi derivanti dall’abuso di alcolici, cioè epatopatia, neuropatia periferica e danni al sistema nervoso centrale.
Quali sono le cause dei nuovi disturbi alimentari?
Sicuramente l’attenzione che negli ultimi decenni è stata data al cibo ha provocato un “effetto boomerang”. Programmi televisivi dedicati, dibattiti continui sulla dieta del momento, esaltazione dell’attività fisica finalizzata all’estetica più che al benessere. Ma anche i fattori ambientali, psicologici e familiari, concorrono alla maggiore vulnerabilità. Pensiamo alle difficoltà nelle fasi di passaggio dall’infanzia alla vita adulta o a sistemi di risposta allo stress inadeguati, o a relazioni conflittuali tra i genitori e tra genitori e figli. Alcune caratteristiche della personalità come tendenza al perfezionismo, l’impulsività, il bisogno di controllo sugli altri e sulla propria vita emotiva, costituiscono altri elementi predisponenti.
Cosa fare se si ha uno di questi disturbi alimentari?
Spesso le persone che sono affette da queste alterazioni non sono consapevoli del problema. Si servono del controllo sul cibo per controllare altri aspetti della vita (ad esempio il lavoro, la scuola, lo sport e gli affetti) o per migliorare alcuni aspetti personali e incrementare la propria autostima, ottenendo il risultato contrario.
Compito dei familiari e degli amici è quello di indirizzare la persona verso una consulenza specialistica di tipo psicologico. Lo scopo è quello di evidenziare le conseguenze negative dei disturbi alimentari e insegni a trovare delle alternative più funzionali, in modo da restituire al cibo il giusto valore.