La famiglia, oggi, è in crisi: si trova nella condizione di dover affrontare molteplici difficoltà e crisi, le quali potrebbero compromettere definitivamente il suo ruolo.
Il declino del matrimonio e la diffusione di una molteplicità di tipologie familiari sono degli incontestabili indicatori dei cambiamenti nel modo di concepire la famiglia. A partire dalla metà degli anni sessanta si è andata manifestando una crescente disaffezione nei confronti della famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio, su una discendenza numerosa e su una rigida distinzione dei ruoli: all’uomo il ruolo di leader strumentale (mantenere la famiglia, assicurare le relazioni con l’esterno, far rispettare regole e norme all’interno del gruppo) e alla donna quello di leader espressivo (è responsabile della coesione affettiva, promuove il sentimento di solidarietà familiare e si occupa della casa).
Ambiguità nel rapporto genitori-figli
Tra le problematiche concrete emerge la sempre maggiore ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli, il problema della trasmissione dei valori e il numero crescente di divorzi. I dati rivelano annualmente una continua diminuzione delle unioni a lunga durata. Non è un caso che, ad esempio, per garantire le pratiche favorenti il passaggio dalla separazione al divorzio, sia stato creato nel 2015 il cosiddetto «divorzio breve».
Oltre a ciò, si aggiunge il problema della denatalità, che in Italia è in continua crescita, legato ad uno scenario più ampio, quello del modello di un «uomo flessibile», il quale, nell’impossibilità di garantire uno stabile andamento alla propria vita lavorativa, è costretto a prorogare i suoi progetti a lungo termine nell’attesa del momento favorevole in cui possano concretarsi, una volta create le condizioni economiche sufficienti.
Elementi del cambiamento e di crisi della famiglia
La crisi dell’istituzione matrimoniale e le recenti trasformazioni della famiglia trovano quindi conferma in rilevanti fenomeni demografici come:
- il calo e il ritardo dei matrimoni;
- l’aumento delle:
- convivenze (famiglie di fatto);
- separazioni e dei divorzi;
- –famiglie ricostituite
- Famiglie monogenitoriali;
- Il calo complessivo delle nascite;
- L’aumento delle nascite fuori del matrimonio
Inoltre, sembra non esserci più coincidenza, tra la famiglia intesa come l’insieme delle relazioni affettive più strette e la famiglia intesa come residenza condivisa, il tetto sotto il quale si vive in comune.
Di fronte a queste constatazioni per nulla rassicuranti, c’è ancora chi ripete che esiste famiglia solo dove c’è amore. Si tratta di uno degli slogan più diffusi, in special modo tra i giovani che ancora non hanno preso coscienza di quanto la centrifuga consumistica orienti ad hoc le loro vite, senza esclusione per i loro gusti e desideri, tra cui quelli amorosi e sessuali.
La sfera intima e affettiva è intrinsecamente connessa con le dinamiche societarie che la trascendono, infatti, nel nostro tempo in misura maggiore che in ogni altra epoca passata, l’amore è obbligato a fare i conti con la velocità con cui giunge a degradarsi: questo perché anch’esso è soggetto a mutamenti, e il tipo d’uomo diffuso ai nostri giorni è sedotto dalle novità, non solo sul piano consumistico, ma anche su quello affettivo.
Per altro, il concetto di amore è difficilmente inquadrabile e per ciò non può essere assunto come unico criterio per la formazione di una famiglia; l’amore esiste in svariate forme e manifestazioni.
L’amore che a cui molti fanno riferimento nella società odierna è quello passionale, e quindi, come tale, soggetto a mutamenti e stravolgimenti repentini. Una coppia basata su questo presupposto rischia di sfaldarsi non appena compaiono i cambiamenti e i momenti critici del ciclo di vita.
Il ciclo di vita della famiglia e le sue crisi.
Nei momenti di passaggio da una fase all’altra è più facile che si manifestino delle crisi di transizione, dei problemi, di qualunque natura e in qualunque componente della famiglia. Questo perché la transizione prevede dei cambiamenti, delle sfide, la necessità di modificare alcuni comportamenti e adottarne di nuovi.
Non è facile, si può perdere la bussola e si possono innescare così delle reazioni disfunzionali, dei comportamenti che non vanno bene e che sono inadeguati a far fronte alle sfide che la nuova fase richiede.
Le 5 fasi del ciclo familiare:
1.La giovane coppia: partiamo da un figlio, un giovane adulto, che incomincia una “storia seria”. Non si tratta più di amori tardo-adolescenziali: ora le cose si fanno serie. Dopo la fase di innamoramento (che può durare mesi o anche ben più di un anno) la coppia è rodata e pronta per entrare in nuove dimensioni. Progetta e si impegna sempre di più con se stessa, pronta a costruire un futuro. La coppia inizia a vedersi insieme in un modo diverso: non più quella trasognante fantasia alla “io e te 6 metri sopra al cielo, ma un più concreto desiderio di stare insieme, creare insieme, realizzare insieme. In questa fase la crisi c’è, e in almeno due sensi.
All’interno della coppia stessa dove ciascuno dei due deve adesso cominciare a pensare “seriamente”, confrontandosi con ciò che significa “essere adulto” da un punto di vista relazionale.
E all’interno delle rispettive famiglie, che vedono arrivare colui (o colei) che “porterà via il figlio dal nido”. Se non saranno in grado di fare i conti con questa realtà, saranno guai.
2. La famiglia con bambini piccoli: molte famiglie decidono di non avere bambini, molte altre sì. Questa è la fase in cui nasce il primo figlio e poi magari quello successivo. I cambiamenti sono talmente evidenti che non c’è neanche bisogno di approfondirli. Diciamo semplicemente che da coppia si passa a diventare una famiglia e le cose cambiano molto: un figlio comporta un bel po’ di cambiamenti , adattamenti, e crisi alle quali non è certo facile farvi fronte. Vedi: (Nell’intimo delle madri e Genitorialità)
3. La famiglia con adolescenti. L’adolescenza è un età complessa e riassumerla in poche righe è limitativo. Basti però pensare che l’adolescente non si sente più un bambino, ma non si percepisce ancora come un adulto. Questo è sufficiente a ingenerare un po’ di crisi in chiunque. Se poi aggiungi che anche i suoi genitori non lo vedono più come un bambino, ma di certo non lo considerano ancora un adulto, la domanda “Come ci dobbiamo comportare?!” . Vedi: (Adolescenti: il dialogo possibile)
4. La famiglia nell’età di mezzo: l’età di mezzo è tale soprattutto per i genitori, ma i cambiamenti ci sono per tutti. Da un lato abbiamo i figli che cominciano a essere grandi: ora sono davvero degli adulti, magari “giovani adulti”, ma di sicuro non più adolescenti (perlomeno i più grandi). Questo comporta un cambiamento nel loro modo di essere e nelle cose che fanno. Diventano lavoratori, o “studenti in carriera” (per questo si parla di “carriera universitaria”), e soprattutto acquisiscono nuove prospettive: responsabilità, autonomia, impegno. Non è facile barcamenarsi ora che la rete di protezione è stata tolta, e dal punto di vista dei genitori non è sempre facile togliere la rete!
Inoltre i genitori stessi vivono un cambiamento interno: la coppia muta ancora. Adesso non c’è più un figlio piccolo a cui badare o un adolescente da spronare (o controllare): ora c’è un figlio adulto, fatto e finito (o quasi). Questo vuol dire che la coppia stessa, che aveva fatto spazio a un terzo, adesso che quel terzo si allontana torna ad avvicinarsi.
5. La famiglia in tarda età: i padri spesso non ci vogliono stare, ma arriva un momento in cui i figli diventano più forti e più svegli di loro: non tanto per mancanze dei primi, ma per il fatto che sono probabilmente più a contatto con i cambiamenti del mondo.
I cambiamenti sono tangibili anche qui, ma uno in particolare potrebbe attirare la nostra attenzione: l’inversione dei ruoli. Se prima erano i genitori a prendersi cura dei figli, via via questo processo si inverte. Non dobbiamo pensare a qualcosa di drammatico o evidente. Spesso avviene nelle piccole cose.