NON BASTA CRESCERE PER DIVENTARE DEGLI ADULTI!

Diventare adulti

Se qualcuno vi chiedesse quando si diventa adulti, cosa rispondereste? Siamo sicuri che indipendenza economica, lavoro, tetto sopra la testa, razionalità di pensiero siano condizioni per potersi definire adulti?

Il Bambino nascosto

Molto spesso le persone cercano di sfuggire alla propria infanzia pensando così di rimuovere le proprie ferite emotive. In realtà così facendo le amplificano e le riproducono nel presente attraverso schemi di comportamento automatici e inconsapevoli. In poche parole: non è mettendo la polvere sotto al tappeto che si possono eliminare le ferite e liberarsi del loro condizionamento. La rimozione in realtà le rende più pericolose. Le fa diventare un’entità del nostro Io che lavora in modo subdolo e incontrollato.

Incontrare il bambino nascosto

Solo affrontando il proprio passato e accettando di rincontrare il bambino che siamo stati abbiamo la possibilità di elaborare quanto ci è accaduto evitando di riproporre schemi relazionali disfunzionali. Incontro spesso pazienti che mi dicono: “cado sempre negli stessi errori“, “incontro sempre donne/uomini dello stesso tipo”, “finisco sempre per non essere amata/o”. Si tratta in effetti di circoli viziosi nei quali i pazienti si trovano imprigionati e che provengono proprio da un passato non risolto, non elaborato. Questi pazienti spesso, nel tentativo di sfuggire ad un passato doloroso ne rimangono imprigionati. Sono adulti che però sono imprigionati nel loro essere ancora molto “figli”. Ciò significa che sono diventati grandi ma portando con se schemi di comportamento e di relazioni tipiche della loro infanzia. Riproducono inconsciamente ciò che hanno visto e vissuto da piccoli trovandosi così nuovamente faccia a a faccia con le stesse sofferenze dell’infanzia.

Si tratta quindi di bambini “travestiti” da adulti, non tanto per la loro immaturità, quanto per la loro modalità di mettersi in relazione con gli altri. Sono persone che non si sono differenziate dalla famiglia d’origine o che hanno messo in atto il cosiddetto “taglio emotivo“. Nel primo caso si tratta di persone che non riescono a comportarsi come adulti nei confronti dei genitori. Persone che dipendono ancora dal sostegno, emotivo o economico, della famiglia d’origine o che comunque non riescono ad esternare le loro idee per paura del giudizio finendo per diventare accondiscendenti. Nel caso del taglio emotivo, invece, le persone hanno fatto una fuga e spesso non hanno molti rapporti con la famiglia d’origine. Sebbene sembrino indipendenti, in realtà dentro hanno tante ferite non risolte che condizioneranno la loro vita.

Come diventare davvero adulti

Finché non prendiamo in carico la nostra infanzia, finché non la guardiamo, curiamo, risarciamo, ascoltiamo, adulti non lo diventeremo mai! Prenderla in carico non significa tenere in vita il bambino che siamo stati, al contrario. Significa guardare con lucidità indietro, nel viaggio iniziale che ha formato quello che siamo ora, ridando i giusti pesi e restituendo ciò che non ci appartiene. Questo non è un lavoro interiore riservato a chi ha figli, tutt’altro, è un’immersione necessaria a chiunque, perché l’infanzia è una condizione umana imprescindibile per tutti noi. Solo così scopriamo chi siamo ora, se siamo padroni della nostra vita, e capiamo come metterci al suo timone. Questo è il modo per smascherare e disinnescare copioni tossici che creano sofferenza e rendono prigionieri. Questo è il modo, perché il segreto delle nostre esistenze è nell’infanzia, scatola nera e quartier generale del nostro esserci. Da lì tutto è cominciato e, quando ci perdiamo, è esattamente lì che dobbiamo tornare.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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