ADOLESCENTI E CORONAVIRUS: LA PANDEMIA DEL DISAGIO!

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Eccomi quì di nuovo a parlare del disagio adolescenziale in questo periodo della pandemia. Trovo necessario porre nuovamente l’accento sui problemi psicologici che gli adolescenti stanno manifestando sia per la gravità che per l’urgenza della situazione. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza!

Ogni giorno l’allarme lanciato dai genitori e dagli insegnanti si fa più drammatico. I ragazzi stanno male, anzi direi malissimo!

Solitudineemarginazionepaura sono l’oggetto delle segnalazioni che raccolgo ogni giorno. L’allerta sul sostegno psicologico delle persone più vulnerabili è alta. Si assiste ad un incremento esponenziale tra gli adolescenti dei disturbi di ansia, irritabilità, stress e disturbi del sonno, fino ad arrivare ai casi estremi in aumento di autolesionismo e tentato suicidio.

Sono in aumento sintomi quali l’ansia, lo stress, l’irritabilità, i disturbi alimentari e del sonno. L’ideazione suicidaria è pericolosamente in aumento. Dentro a molti ragazzi c’è una situazione esplosiva, un mix emotivo fatto di dolore, frustrazione, paura e rabbia. Non a caso sono in aumento le risse nelle piazze o i casi di autolesionismo che comunque denunciano un disagio e rappresentano una via per esprimere rabbia. Che poi quando si parla di rabbia in adolescenza è necessario fare una premessa. La rabbia in adolescenza molto spesso non è rabbia!! E’ solo il canale più utilizzato per esternare emozioni di tutt’altro tipo, in primis la sofferenza.

I ragazzi si tagliano le cosce, gli avambracci o l’addome. Lo fanno per tirar fuori quel dolore che è imprigionato dentro, e al quale spesso non riescono a dar voce più che altro per paura del giudizio o per senso fi pudore.

L’isolamento mette a grave rischio la tutela della loro salute mentale. Stiamo negando ai ragazzi una parte affettiva che fa parte del loro diventare adulti!

Lo sguardo verso il futuro diventa più critico quanto più i figli sono grandi. Molti dei genitori con figli adolescenti sono spaventati all’idea che questi possano perdere la fiducia verso le possibilità future e che possano risentire delle difficoltà economiche.

Le esperienze mancate e il disagio

Basta accendere il computer, fare un check a microfono e videocamera, uno al look, e la scuola con la DaD arriva a casa dove però, non ci sono i compagni. Manca la complicità tra i banchi di scuola, la ricreazione, le risate e gli sguardi d’intesa. Manca il rapporto più diretto con i professori, la possibilità di alzare facilmente la mano, e così via. Stare attenti alle lezioni è più difficile, distrarsi invece è facilissimo.

Andare a scuola senza prepararsi per uscire di casa sta creando una generazione di ragazzi che vivono intere giornate in pigiama con la conseguente dispercezione corporea proprio in una fase dove il rapporto col proprio corpo è così fragile e delicato. Il corpo in adolescenza rappresenta la membrana attraverso la quale avvengono gli scambi col mondo esterno. E’ il loro canale comunicativo con l’esterno, il simbolo del loro stato emotivo e del loro passaggio all’età adulta. I ragazzi in pigiama spesso non si lavano, non si pettinano e non selezionano nell’armadio vestiti che possano simboleggiare l’emozione della giornata. Non curare il corpo in questo periodo comporta una disconnessione ancor più marcata col mondo interiore ed esteriore!

La DaD ha tolto ai ragazzi esperienze che non torneranno come l’esame di maturità in presenza, l’ansia di arrivare in ritardo o senza scuse per non andarci, gli amori tra i banchi di scuola, la complicità tra i compagni di banco. LaDAD priva i ragazzi di un’esperienza fondamentale, ovvero l’informazione sensoriale ed emotiva che deriva dalla routine delle lezioni, delle difficoltà e delle gioie della scuola, e che favorisce lo sviluppo sociale ed emotivo del ragazzo.

La piazza e il gruppo

Convivere forzatamente in spazi che diventano angusti proprio nella fase dello svincolo è qualcosa di paradossale e grottesco al contempo!! L’esperienza dell’appartenenza al gruppo così centrale in questa fase di svincolo è completamente distorta. Negli adolescenti e preadolescenti, che vivono un’età in cui l’inclusione e l’accettazione nel gruppo di pari è meta essenziale da raggiungere. La chiusura forzata può aggravare quel senso di disagio e solitudine piuttosto frequente in fase dello sviluppo.

La piazza è diventato l’unico luogo d’incontro, ma in questo periodo la si vive in maniera diversa. Se prima era normale vedere in alcuni angoli delle città i ragazzi scambiarsi battute, sigarette, coccole e così via, oggi quegli stessi gruppi vengono etichettati come assembramento. Gli adulti li guardano con giudizio e cercano di starne lontani. I ragazzi si sentono additati come untori e irresponsabili. In più il cocktail emotivo che si sprigiona in questi gruppi di certo non li aiuta ad essere visti di buon occhio. Il gruppo viene vissuto come una sorta di abbuffata bulimica. Si deve prendere tutto in poco tempo, trangugiarlo senza gustarlo perché sono tante le cose e le emozioni da esprimere e ridotto il tempo a disposizione rispetto al passato.

Così questa sorta di abbuffata bulimica diventa una centrifuga di emozioni confuse e spesso esplosive. Il disagio dilaga in modo subdolo e spesso incontrollato. Da quì l’aumento delle risse, dell’uso di sostanze e dei comportamenti sessuali promisqui. Dall’altro lato ci sono invece gli adolescenti isolati, quelli che per timidezza già faticavano nel gruppo ristretto, figuriamoci in questi stormi di ragazzi ammassati tra loro!

Di conseguenza, aumenta la propensione all’isolamento. Il rinchiudersi in camera e passare ore su internet e la mancanza di contatti fisici con i pari finisce per trasformarsi in un fattore di rischio per conflitti in famiglia.

A tutto questo va aggiunto che molti di loro stanno anche vivendo separazioni dei genitori o situazioni familiari difficili.

Che fare per arginare il disagio?

Un brusco cambiamento nell’ambiente di apprendimento e le limitate interazioni e attività sociali hanno generato una situazione insolita per lo sviluppo cognitivo dei giovani studenti e un allarmante disagio esistenziale!

Le scuole, i genitori e le istituzioni sanitarie dovrebbero implementare linee guida di primo soccorso per assistere i bambini nelle loro difficoltà emotive e psicologiche.

Una sinergia vincente per formare alla resilienza: la scuola non è solo insegnare, così come la sanità non è solo curare. Entrambe devono promuovere la salute con azioni di supporto allo sviluppo del sistema emotivo. Come a scuola si fa ginnastica per potenziare la psicomotricità e la capacità aerobica, così si potrebbe anche insegnare a potenziare la capacità di gestione dello stress e la normalizzazione delle emozioni negative, grazie all’aiuto di esperti a supporto di piani educativi innovativi.

E a casa?

E’ necessario ascoltare i figli e favorire la meta-comunicazione emozionale: parliamo di come ci sentiamo! La ricerca ha evidenziato che i genitori a volte usano un linguaggio tecnico o fattuale per cercare di ridurre al minimo il disagio dei loro figli. L’assenza di conversazioni incentrate sulle emozioni può lasciare gli adolescenti in ansia per lo stato emotivo degli adulti che li circondano. Questa ansia può inavvertitamente far sì che gli adolescenti evitino di condividere le proprie preoccupazioni nel tentativo di proteggere gli altri, lasciandoli soli ad affrontare questi sentimenti difficili. Essere disponibili a parlare delle proprie emozioni – positive o negative che siano – per “normalizzare” anche le emozioni difficili da vivere.

Gli adulti devono essere autentici. Questa onestà fa da specchio e trasmette fiducia: permette agli adolescenti di parlare delle proprie emozioni e difficoltà in modo sicuro. Il confronto onesto delle rispettive paure, incertezze ed emozioni normalizza le reazioni emotive dei ragazzi e li rassicura su come la famiglia si prenderà cura della loro intimità. Aiuta inoltre a contenere l’ansia e fornisce un’attenzione condivisa.

Leggi anche:

– “E se gli adolescenti non volessero lasciare la DAD?”

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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