LA VIOLENZA PSICOLOGICA: RIDURSI IN FRANTUMI SENZA CAPIRE COME

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La violenza psicologica. Quando in terapia arrivano persone che hanno frequentato un narcisista, solitamente la cognizione di sé stesse che si portano dietro è sempre la stessa: “io non valgo niente”, “io non sono abbastanza”. In sostanza la vittima del narcisista pensa che ci sia qualcosa di sbagliato in lei e che tutto ciò che ha subito se l’è, in qualche modo, meritato.

Senza rendersene conto e lentamente entra in un processo di svalutazione, dissociazione e disumanizzazione: si sente inutile, sola ed umiliata. Sente come se non ci fosse più un futuro per lei. Quello che fa più male quando si vive una relazione con un narcisista, è rendersi conto soltanto dopo di aver subito una violenza psicologica e di avere amato una persona che, in realtà, non è mai esistita.

Il narcisista infatti non da alla vittima la possibilità di farsi conoscere. Apparentemente gentile, innocente, solare e seduttivo: questa, purtroppo, è solo una maschera. La vittima se ne renderà conto (forse!!!) quando sarà troppo tardi. Anche tutti i momenti belli passati insieme sono solo frutto di un’illusione.

Ma cos’è che scatta in una persona e che porta a farla innamorare di un narcisista che poi diventerà il suo carnefice?

Andiamo a vedere. La trascuratezza emotiva nell’infanzia può innescare ferite difficili da curare che condizionano fortemente lo scandire dei giorni in età adulta. Ecco perché una bambina non amata potrà più facilmente innamorarsi di un narcisista. Il narcisista non è mai soddisfatto delle attenzioni perché non ne ha mai ricevute come avrebbe voluto: naturalmente il “gap di attenzioni” risale alla prima infanzia. Analogamente anche la bambina non amata è vittima di un gap di attenzioni, meglio specificato come trascuratezza emotiva.

Il narcisista attira quelle persone che hanno un forte bisogno di dare amore per sentirsi importanti e amate.

Un passato fatto di mancato riconoscimento emotivi da parte delle figure di riferimento dà vita a un meccanismo di compensazione che nel narcisismo si sviluppa con una costante richiesta di attenzioni e nello strumentalizzare il prossimo per raggiungere un’auto-affermazione, mentre nella bambina non amata si espliciterà attraverso reazioni passive e di dipendenza affettiva.

Si va così a creare una relazione in cui una parte ha bisogno di ricevere e l’altra parte ha bisogno di dare. Entrambe le parti sentono opposti bisogni a causa di una ferita interiore comune. Come il narcisista, anche la vittima è una persona molto insicura. Sono quindi due persone che reagiscono in maniera completamente opposta ad un problema simile: uno lo fa attraverso la manipolazione ed il controllo, l’altra attraverso la compassione e la cura dell’altro. Ed è proprio qui che il carnefice aggancerà la propria vittima: quest’ultima non potrà più fare a meno della sua approvazione, vivendo continuamente la paura dell’abbandono e sentendo un vuoto indescrivibile ogniqualvolta il narcisista proverà ad allontanarsi.

Una bambina non amata, da adulta, sarà vittima di un costante timore dell’abbandono, sarà quindi reticente all’idea di rimanere sola, e accetterà una relazione malata, piuttosto che provare a chiuderla. Sarà così una facile vittima di violenza psicologica! Una bambina non amata, è cresciuta con la consapevolezza inconscia che non ha mai fatto nulla di giusto o accettabile nella sua vita. Questa sensazione è nascosta appena sotto la superficie, in attesa di essere alimentata (e confermata) dagli eventi quotidiani. La bambina non amata, da adulta, non si sentirà meritevole d’amore.

Gli atteggiamenti svalutativi del narcisista non faranno altro che confermare le credenze radicate nella bambina non amata (in me c’è qualcosa di profondamente sbagliato). Attenzione quindi: se si resta intrappolate per anni in un rapporto malato o si è attratte solo da uomini che poi si rivelano egoisti e inaffidabili, non si può affatto parlare di caso o di sfortuna!

Perché è così difficile chiudere una relazione così malsana?

Vedendo dall’esterno una relazione malsana e patologica, la prima domanda che viene da porci è “come mai non lasci questa persona? Non lo vedi come ti tratta?” o “come hai fatto a rimanerci per così tanto tempo?”. Queste sono domande sbagliate perché non prendono in considerazione gli aspetti ambigui del rapporto. Il narcisista non è solamente una persona che fa abusi psicologici alla propria vittima: alterna periodi di violenza ad altri di tenerezza e passione. Sono questi momenti che fanno riconnettere emotivamente di nuovo la vittima al narcisista. Senza questi sarebbe molto più facile uscirne.

Questa connessione fa sentire al vittima al sicuro. Per poter uscire da una relazione così malsana è necessario rendersi conto di essere dipendente non delle attenzioni del narcisista, ma delle attenzioni che essa stessa le ha dato: è questo che la faceva sentire importante, ma allo stesso tempo manca un soggetto e non si riesce ad elaborare la perdita. Arrivare a questa consapevolezza è molto difficile e drammatico.

Spesso non ci si riesce da soli perché la persona si sente in frantumi e non riesce a ricomporre più parti di se’ disgregate da anni di relazioni malsane! Se ti riconosci in questo articolo e ti senti svuotata e sola chiedi aiuto a uno psicologo: puoi uscire dalla palude nella quale ti trovi, ma soprattutto troveresti qualcuno in grado di aiutarti a curare le ferite emotive per poi sentirti più sicura e libera dalla morsa del deserto emotivo!! Non esitare a contattarmi, anche solo per un consiglio. Posso realmente esserti di aiuto! N.B.: in questo articolo sto parlando di un bambino narcisista e bambina non amata ma il mio riferimento di genere è del tutto casuale: potrebbero verificarsi benissimo situazioni inverse, dove il narcisista è una donna.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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