GRAVIDANZA: GLI ASPETTI PSICOLOGICI

Gravidanza

Con il termine gravidanza si delinea quella particolare condizione femminile che va dal momento del concepimento al momento del parto, caratterizzata, sul piano fisiologico, dall’aumento dei processi metabolici e, su quello psicologico, dall’accentuazione di conflitti, ansie e frustrazioni connesse all’evento.

Il mondo interiore della donna

Quando la donna scopre di essere incinta, il proprio mondo interiore si arricchisce di fantasie, sogni e previsioni attingendo dalla propria storia di vita. Ogni donna affronta e vive la gravidanza in maniera personale e diversa: il passato e le esperienze personal hanno una forte influenza sui vissuti in gravidanza. Ma come in questo periodo, infatti, riaffiorano ricordi, emozioni, sensazioni derivanti dal proprio vissuto.

Spesso si riattivano conflitti legati all’infanzia e si riattualizzano processi di identificazione inconsci con la propria madre. Anche per questo motivo la gravidanza può rappresentare quel momento in cui ciascuna donna fa i conti col proprio passato e rimette in discussione alcune relazioni importanti. Da questo confronto si può o una riacutizzazione dei conflitti del passato o un’integrazione e risoluzione delle dinamiche che fino ad allora erano rimaste sopite o comunque irrisolte. Il risultato dipende da una serie di fattori: il livello di introspezione, la modalità con cui verrà affrontata la gravidanza, la consapevolezza che essa rappresenta appunto una fase del ciclo di vita che apre ad una rivisitazione dei propri vissuti, dal sostegno del partner e dalla capacità di esternare i propri sentimenti.

Se la donna sarà in grado di leggere la gravidanza come una fase in cui si riapre una finestra sul proprio mondo interiore, i conflitti infantili potranno trovare una risoluzione in questo periodo di svolta. si verificherà quindi una rielaborazione delle proprie esperienze e il raggiungimento di un maggiore livello di integrazione. In caso contrario la gravidanza riattiverà e acuirà le tensioni e riaprirà antiche ferite emotive.

L’ansia in gravidanza

L’ansia è un sentimento di preoccupazione che normalmente investe la vita di tutti i giorni, ma nel corso della gravidanza diventa più costante e mirato a specifiche problematiche.

L’ansia che riguarda se stessa ed il proprio vissuto corporeo. La donna cambia forma, peso e con ciò il rapporto con il proprio corpo e con l’ambiente circostante. La pancia è l’elemento distintivo del proprio essere gravide e per questo su di essa si infrangono orgoglio e paure: potrò continuare a piacere? Tornerò come prima? Sono alcune delle preoccupazioni più comuni e anche più sane, facilmente superabili confrontandosi con chi ci è già passato.

L’ansia per il figlio che dovrà nascere. Molto spesso prendono forma dei timori che il bambino possa non essere normale. Sono preoccupazioni del tutto normali fintanto che rimangono vincolate all’accertamento di normalità del feto: una verifica di routine tramite ecografia solitamente basta a togliere questi pensieri.

L’ansia legata al rapporto con il proprio compagno.    All’arrivo del nuovo nato, ma anche nell’attesa, la coppia è chiamata a riorganizzare i tempi e gli spazi fisici della propria vita. Il passaggio dalla vita di coppia a triade è complesso e spesso a farne le spese è la vita sessuale. Un po’ tutte le donne vivono la sessualità in opposizione alla maternità. In questo momento diminuiscono soddisfacimento e frequenza dei rapporti sessuali in maniera sempre maggiore, mentre diminuisce in modo più lieve il desiderio generando così un senso di insoddisfazione che se non affrontato può protrarsi anche a parto avvenuto.

La regressione

Elemento caratteristico della gravidanza è la regressione, ossia quel processo che si manifesta con l’instaurarsi di stati d’animo e comportamenti caratteristici dell’infanzia, come la necessità di essere accudita e coccolata, le famose voglie, una certa fragilità legata anche a sbalzi d’umore, un riavvicinarsi alla propria madre o al contrario il riemergere di conflitti persecutori di tipo pre-edipico.

Tale regressione è funzionale al ruolo che la donna sta per assumere, poiché la rende in grado di comprendere i bisogni del bambino identificandosi con esso. Questo orientarsi totalmente sul bambino fa si che la donna sperimenti un’altra dimensione tipica di questo periodo: il rapporto tra introversione e mondo esterno. La gravidanza porta infatti la madre a concentrarsi maggiormente verso il mondo interiore che è rappresentato da quell’esserino che ha forma solo nella sua immaginazione, spingendola così a escludere il mondo esterno. Se i due sistemi, interno e esterno, restano in equilibrio, la gravidanza viene vissuta in modo positivo, altrimenti uno squilibrio può portare all’indifferenza ed alla povertà affettiva. In questo è molto importante, ma poi lo è in tutti i campi e momenti della gravidanza, il ruolo attivo del partner. Può essere superfluo dirlo ma pazienza, attenzioni e cure sono indispensabili alla donna incinta, che è alla continua ricerca di rassicurazioni.

La gravidanza e i suoi trimestri

Durante il primo trimestre di gravidanza la donna sarebbe impegnata nell’accettazione della gravidanza stessa. Anche se è un fatto programmato e atteso inevitabilmente si innescano alcuni processi di ambivalenza connessi alla diade accettazione/rifiuto che si esprimono attraverso le  manifestazioni somatiche tipiche dei primi mesi, quali le nausee, le intolleranze alimentari, le crisi di fame, diarree, riconducibili al meccanismo di espulsione e ritenzione simbolica del feto. Psicologicamente il passo da fare è l’accettazione del feto come parte del sé, in una sorta di fusione; questo processo avviene in automatico in ogni donna, nei rari casi in cui non dovesse avvenire può verificarsi un aborto, senza alcuna motivazione fisiologica.

Nel secondo trimestre i movimenti fetali permettono a livello psichico il differenziarsi della madre dal bambino. Diventando un essere a parte il bambino suscita maggiori timori nella madre che sperimenta quell’ansia da deformazione precedentemente trattata, con maggiore intensità. In questi mesi il controllo emotivo è più difficile e le esigenze affettive della donna aumentano notevolmente. 

L’ultimo trimestre è caratterizzato dalla paura del parto, che comporta un distacco faticoso sia dal punto di vista psichico che dal punto di vista fisico. Alla sensazione di perdita si uniscono la paura del parto in sé e del danneggiamento della propria integrità fisica, le paure sul bambino riguardo al fatto che possa morire etc… Ad equilibrare questi vissuti negativi affiora il desiderio del figlio, del primo contatto fisico con un qualcosa che fino a quel momento la donna ha vissuto dentro ma ancor più nella sua mente.

Conclusioni

Dunque, molteplici sono i cambiamenti a livello psicologico che avvengono durante la gravidanza, si rivivono esperienze passate, si riattualizzano e a volte rielaborano vissuti irrisolti. I nove mesi rappresentano, per questo, un tempo necessario non solo per l’accrescimento fetale, ma anche per la maturazione della consapevolezza del proprio ruolo genitoriale alla luce della propria storia di vita e di prefigurazione dei cambiamenti che la nascita di un figlio porta con sé.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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