MI HA TRADITO, PERCHÈ’? DINAMICHE E RETROSCENA

tradimento

Il tradimento in una coppia è una delle cose più difficili da superare e da trattare in terapia. Chi lo ha compiuto si sente in colpa e messo all’angolo dalle accuse dell’altro, chi lo ha subito è squarciato dal dolore e invaso dalla sensazione di non essere abbastanza.

Ma cosa succede quando si tradisce il proprio partner? E’ veramente un gesto contro l’altro, un comportamento dettato dalla noia nel legame, una scelta fatta perché il partner non era abbastanza?

 

RETROSCENA DI UN TRADIMENTO

Quando si parla di tradimento ci si riferisce spesso ad una scelta che un partner ha fatto a discapito dell’altro, ad una colpa, ad un gesto compiuto perché si era insoddisfatti del legame. 

Queste interpretazioni, in realtà, sono inesatte e incentrate solo su una sfaccettatura del tradimento. Se si vuole contestualizzare meglio questa scelta, occorre avere uno sguardo più ampio.

Per comprendere appieno le dinamiche che spingono un partner verso un’altra persona bisogna, infatti, incentrarsi su un altro aspetto che sottende tutta la vicenda: il sé.

Ciascuno di noi spesso si muove nel mondo con l’idea che le sue azioni e scelte sono spesso legate ad aspetti esterni: i condizionamenti sociali e familiari, il partner, i figli, il lavoro, le condizioni socio-economiche e così via.

In questa visione delle cose, la persona si sente quindi complemento oggetto più che soggetto, cioè una persona che viene definita da qualcos’altro, una persona le cui scelte sono la conseguenza, più che altro, di fattori esterni a sé. Questa visione delle cose porta spesso i partner ad interpretare la propria sofferenza come conseguenza di comportamenti e scelte dell’altro. Difficilmente si analizza il proprio comportamento, il proprio contributo al malessere nel legame. E ancor più difficilmente si interpreta il proprio comportamento come frutto di scelte personali, non per forza condizionate da fattori esterni, ma, più che altro da un’indole interiore.

Anche in terapia, i partner descrivono spessissimo le colpe dell’altro e identificano la propria infelicità come conseguenza dell’egoismo dell’altro. Riportare ciascuno ad analizzare il proprio comportamento, il proprio contributo alle dinamiche e agli eventi che hanno portato la coppia ad entrare in crisi non è affatto semplice.

Quindi, se vogliamo capire realmente cosa ha portato l’altro o noi stessi alla scelta del tradimento occorre effettuare un viraggio sul sé. Vediamo come.

Il se’: chi vogliamo essere?

Partiamo da un presupposto: ciascuno di noi è il regista della propria vita. Anche quando accadono avvenimenti che non abbiamo scelto, il come li affrontiamo dipende esclusivamente da noi. Non siamo solo la conseguenza di qualcosa, un mero complemento oggetto, siamo soggetti capaci di scegliere dove portare la nostra vita, i nostri comportamenti, le nostre scelte.

Spesso, invece, si sceglie di mettersi da parte, si opta per la cosa più conveniente da fare in termini sociali, di accettazione o di inclusione. Si sceglie di essere passivi, di mettere sotto al tappeto ciò che davvero sentiamo in nome delle aspettative altrui, per sviare il conflitto e/o per evitare il giudizio. Si vive la vita andando avanti un pò per inerzia, un pò per abitudine, si scelgono le zone comfort, che poi spesso tanto comfort non sono. Infatti, ci sembrano tali, ma spesso lo sono perché abbiamo fatto la fine della “rana bollita”. Ci siamo cioè talmente abituati a delle situazioni, tollerando pian piano il malessere, da non accorgerci che ci siamo spenti dentro.

Non voglio essere chi sono diventato/a!

Questi sono spesso i retroscena di un tradimento. Quando si tradisce non lo si fa nei confronti del partner, ma perché non vogliamo più essere la persona che siamo diventati! Il sentire di aver tradito noi stessi, di esserci allontanati dal nostro sé porta ad un malessere profondo, spesso a sentirsi depressi, in gabbia. Ma la gabbia l’abbiamo creata noi nel momento in cui abbiamo smesso di essere soggetti e siamo diventati complemento oggetto! Uscire dalla gabbia significa guardarsi allo specchio e chiedersi chi vogliamo essere, quali sono le nostre vere necessità, i nostri obiettivi primari. Quali paure ci hanno impedito di esprimere la nostra vera essenza e in nome di quali vantaggi abbiamo “venduto la nostra anima”.

Virare sul sé

E’ quindi necessario virare sul sé, ovviamente non in termini narcisistici, cioè senza prendere in considerazione le persone che abbiamo intorno. Noi interagiamo costantemente con altre persone e questo spesso comporta un compromesso, ma nel trovarlo è necessario non annullarsi, non perdere di vista chi siamo e se stiamo andando nella direzione che vorremmo, pur ascoltando le necessità altrui.

Facciamo un esempio. Se dovessimo sempre scegliere di fare un passo indietro, di sacrificarci a favore di un’aspettativa o una richiesta altrui dobbiamo essere consapevoli che è una nostra scelta. Si tratta di una scelta personale, dettata a volte dalla ricerca di un tornaconto, di un vantaggio individuale. Può essere fatta perché sentiamo che è quella che ci riesce meglio e che comporta per noi un vantaggio. Può trattarsi della volontà di evitare il conflitto per il timore di perdere il legame, per pigrizia, per indole e così via. Dobbiamo accettare che la scelta di sacrificarci, di mettere da parte delle necessità è stata esclusivamente nostra, e non dettata dalle richieste dell’altro. E visto che è stata nostra dovremmo chiederci perché l’abbiamo veramente fatta. Qual’è statoi il vantaggio che la scelta ci ha portato? Dare la colpa all’altro? Sentirsi a credito nei confronti dell’altro? Apparire migliori? Assecondare la pigrizia?

Spesso fare scelte nell’idea di essere “costretti” o condizionati a farle, non solo non è la verità, ma comporta un tradimento verso noi stessi. Ci porta a diventare, pian piano, qualcuno di diverso da ciò che vorremmo davvero essere.

L’altro come specchio di me

Il tradimento è legato alla scelta di staccarsi da chi siamo diventati. Nella vita spesso tradiamo noi stessi e ci allontaniamo dai nostri sogni, aspettative e desideri. Quando ciò accade, il partner diventa lo specchio di chi siamo diventati. Colui o colei che ci rimanda un’immagine di noi che è distante da quella che vorremmo vedere. L’altro/a diventa il coprotagonista di un “film” dove noi sentiamo di essere incastrati in un ruolo che non vogliamo più avere. Per questo si crea la distanza: perché diamo all’altro/a la responsabilità di farci sentire in un certo modo. In realtà noi siamo co-responsabili della co-creazione della trama del film che non ci piace più, del ruolo che ci siamo scelti.

L’incontro con l’altro e col nostro altro sé

Quando conosciamo delle nuove persone e magari riusciamo ad essere più leali a noi stessi, a comportarci e ad essere quel soggetto che avremmo sempre voluto essere, si crea dentro noi stessi un conflitto. Si aprono due strade, due cuori. Ci sentiamo attratti da un’altra persona, ma spesso siamo consapevoli di amare ancora il nostro partner. Ci sembra però che ci faccia riappropriare di parti noi sepolte. Perché con l’altro riusciamo a tirarle fuori, a ricordarci chi vorremmo essere.

Questo accade perché l’incontro con l’altro capita in una dimensione alternativa, spesso slegata dalla realtà, dove ci sembra di essere più liberi dai condizionamenti. Si crea una sorta di bolla nella quale entriamo perché lì riusciamo a mettere in pausa la nostra vita e ad interpretare momentaneamente un altro ruolo. Ad esprimere un nostro sé sepolto. Ma in relata, siamo noi che mostriamo all’altro un altro sé e per questo vediamo nell’amante uno specchio che ci rimanda un’immagine differente di noi stessi. Non è l’altro che ci permette di essere diversi. E’ la dimensione diversa dalla quale ci osserviamo che crea questo spostamento che ci permette di essere qualcun’altro! Capire questo può aiutare a riscegliere il proprio partner, a valutare se la relazione di coppia ha ancora delle possibilità di esistere.

Come ricostruire col proprio partner

Per cercare di superare un tradimento e arrivare ad una scelta è quindi necessario capire cosa ci ha impedito di essere noi stessi nella relazione di coppia e nella vita che ci siamo scelti. Capire cosa ha portato alla costruzione del copione che non ci piace e diventare registi di un nuovo copione nel quale interpretiamo un ruolo che sentiamo più affine alla nostra anima.

Se centriamo il discorso su di noi, sui perché delle nostre scelte saremo in grado non solo di ricostruirci, ma, forse, anche di salvare il legame di coppia. Se capiamo che spesso il tradimento non ha come significato la scelta di un’altra persona, ma il non voler essere più chi siamo diventati, possiamo investire nuovamente nel legame di coppia.

Per farlo sarà importante cercare di essere se stessi, spiegare all’altro le nostre emozioni, descrivere all’altro come ci sentiamo e chi vorremmo essere. Sarà necessario riscrivere il copione di coppia mettendo nella trama le necessità di ciascuno senza aspettarci che sia solo l’altro a doverle soddisfare. Diventare co-protagonisti di una nuova trama dove ciascuno si impegna ad essere se stesso. Certo, nella relazione il compromesso è importante, ma non deve portare all’annullamento di nessuno.

Il significato vero del tradimento

Capire il significato sottostante al tradimento è fondamentale per poterlo superare, per poter utilizzare questo evento come una risorsa. Comprendere che spesso si possono amare due persone perché, in realtà, con ciascuna di esse esprimiamo una parte di noi. Capire che non tradiamo il partner perché non è abbastanza, ma perché spesso ci vogliamo allontanare da chi siamo diventati.

La terapia di coppia nei casi di tradimento è utile proprio ad individuarne i significati, a trasformare un evento traumatico in una opportunità di cambiamento del legame, in una risorsa che può portare a rafforzare il rapporto perché fa riflettere sul fatto di riscegliere l’altro per ciò che è e non per ciò che vorremmo che fosse.


 

Vedi anche:

  • https://www.psicheblog.it/retroscena-di-un-tradimento/

 

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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