Negli ultimi anni il tema delle diversità psicologiche tra uomo e donna ha interessato e affascinato non solo psicologi e sociologi ma anche le scienze biologiche.
Secondo le neuroscienze cognitive le differenze psicologiche tra uomo e donna affondano le loro radici nella differenza costituzionale esistente tra uomo e donna, nella diversa struttura neurobiologica dei due sessi.
Come mai la donna è così sensibile al tema dell’amore? Cosa la porta a mettere tanta energia nella sfera sentimentale?
Molti studi evidenziano come certi comportamenti che definiamo” femminili” sarebbero in tal senso orientati da specifici circuiti cerebrali che nelle prime settimane di gestazione si differenziano sotto la spinta di una iniziale produzione di ormoni tipicamente femminili. I recettori per l’ossitocina, considerato l’ormone dell’affettività, sono presenti in maggior numero e sono di più ampio volume nella donna che nell’uomo.
Interessanti studi scientifici avrebbero dimostrato una correlazione tra ossitocina e capacità di empatia e di comprensione dello stato d’animo altrui e porterebbe a maggiore socievolezza e a un migliore rapporto con sé e con gli altri. Questo potrebbe spiegare quell’amore per il contatto fisico, per la tenerezza e per la socializzazione che è tipico delle donne.
Dall’ottava alla diciottesima settimana di vita intrauterina, il cervello dei maschietti è letteralmente bombardato dal testosterone.
Una teoria molto diffusa spiega che le differenze psicologiche e comportamentali fra uomo e donna sono legate alle differenti strategie riproduttive dei due sessi. L’uomo, che è ricco di spermatozoi, per propagare il più possibile il suo patrimonio genetico è portato a fecondare il maggior numero di donne possibile. La donna investe nella qualità piuttosto che nella quantità di partnered è più selettiva rispetto all’uomo nella ricerca del proprio compagno.
Per la donna, dunque, la tendenza al comportamento di cura è una conseguenza del cospicuo investimento riproduttivo. Alle madri conviene investire tempo e fatiche nei figli dopo il parto per garantirgli una posizione vantaggiosa nella lotta per l’esistenza.
Secondo la sociobiologia il fatto che la donna sia amante della casa, piena di cura per i suoi cari ed essenzialmente monogama dipenderebbe quindi dall’evoluzione naturale.
La pressione sociale
Una teoria concorrente spiega invece la genesi della differenza sessuale in termini di socializzazione. Essa attribuisce le diversità comportamentali e cognitive tra uomo e donna a fattori di tipo educativo e culturale. In effetti, che la società abbia un certo peso è indubbio. Persino quando i genitori cercano di non riprodurre i pregiudizi legati ai ruoli sessuali femminili e maschili, appena i bambini vanno all’asilo nido e sono esposti alla pressione del gruppo diventa difficile sottrarsi a certe convinzioni e visioni ormai radicate.
In generale la donna è sempre stata vista come una creatura dipendente e passiva, mentre l’uomo come un essere attivo e indipendente. E’ indubbio che nell’educazione della donna da sempre vengono coltivate certe caratteristiche femminili come la capacità di accogliere, di nutrire, e come spesso vengano scoraggiate qualità considerate maschili come la volontà, l’autonomia, la razionalità e l’impulsività.
Quindi, se è vero che il temperamento di base rende la donna più incline ad essere emotiva, impulsiva e quindi più debole e vulnerabile rispetto all’uomo, è anche vero che nella donna non mancano altri aspetti più virili. Ad esempio la volontà, la razionalità, il coraggio e la capacità di affermarsi. Il problema è che tali qualità sono considerate da sempre come attributi maschili. Nell’educazione femminile tali qualità non vengono abbastanza nutrite, così restano in un certo senso atrofizzate, se la donna stessa non sceglie consapevolmente di svilupparle.
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