LA RELAZIONE DI COPPIA PUO’ ESSERE UNA RELAZIONE TERAPEUTICA?

Relazione di coppia come terapia

Fra le relazioni intime che costruiamo nella nostra vita, il legame di coppia appare indubbiamente fra le più complesse. Questo perché la scelta del partner avviene tramite un ingaggio reciproco, fra due individui, che si scelgono sulla base dei propri bisogni di riparazione e nodi irrisolti del proprio vissuto intimo.

La coppia nella “modernità liquida”

La formazione della coppia è sin dall’inizio segnata da numerose minacce, legate sia alla separazione dalla famiglia di origine, sia alla natura stessa della società moderna, definita da Bauman (2006) come “modernità liquida”, ove tutto appare reversibile e privo di confini nitidi e definiti.

L’individualismo odierno è un individualismo povero, caratterizzato da un interesse egoistico e da un’ansia di fallimento. Desideriamo la sicurezza e la vicinanza, eppure nutriamo sentimenti di paura nel rimanere incastrati in legami stabili e duraturi. Nella società moderna il legame viene visto come un limite alla nostra libertà ed equiparandola ad un fallimento personale.

La scelta del partner

La scelta del partner è frutto di una mescolanza fra miti, mandati e lealtà familiari che, in una alchimia, segnano di fatto la coppia in un gioco di “pieni” e di “vuoti”. Questo gioco determinerà l’evoluzione o l’interruzione del legame. Il partner diventa spesso il mezzo principale per elaborare le proprie mancanze affettive, il terreno per elaborare le perdite del passato. 

Scegliamo dunque il partner di cui abbiamo bisogno, volto a incarnare determinate caratteristiche in grado di ricreare quel sogno infantile dell’amore senza condizione.

Ogni matrimonio ha la sua identità e un suo stile. L’obiettivo è la costruzione di un’intimità che avviene fra due individui che pur essendo consapevoli di interpretare un ruolo, non perdono la propria integrità, cioè il proprio essere. Se ci si annulla per compiacere l’altro, l’obiettivo fallisce così come spesso anche la relazione di coppia.

Rapporto di coppia come relazione terapeutica: un inganno

Caratteristica del matrimonio è di essere una sorta di psicoterapia che dura tutta la vita, in una relazione da persona a persona. Un processo di cambiamento in cui i partner hanno l’opportunità di negoziare diritti e privilegi per il semplice fatto di appartenere a una diade, un Noi che è più forte della somma dei singoli componenti. Se il cambiamento avviene di pari passo e sopratutto se i coniugi non si aspettano dall’altro la soluzione ai vuoti infantili allora la relazione funziona.

Purtroppo, in realtà, molti coniugi si aspettano che l’altro riempia vuoti creati nell’infanzia, che risolva i propri problemi emotivi. Questo è sbagliato e letale per la coppia.

Il legame di coppia è caratterizzato da quel senso di affidamento all’altro di parti scisse e proiettate di sé, idealizzate o negate. Il “portatore” diviene il contenitore di quegli aspetti del partner. Il vantaggio è quello di vivere l’illusione di poter controllare quelle parti.

In quest’ottica, ogni qual volta noi entriamo in contatto con l’altro abbiamo l’opportunità di scoprire parti di noi che ci sono precluse, parti di noi difficili da riconoscere. Molte coppie, fondano il loro patto di coppia su questi aspetti non evolutivi, scissi e proiettivi.

Questa proiezione in realtà comporta non pochi problemi nella coppia. Proprio per il fatto che si tratta di parti di noi fonte di disagio o di malessere emotivo. Parti di noi nelle quali ci sentiamo non compresi e non visti. Proiettarle nel partner è negativo perché poi è l’altro a diventare fonte del malessere proprio perché lo identifichiamo con le parti o le persone che hanno generato in noi il vuoto.

Entrambi i partner sono vissuti dall’altro come il depositario delle parti negative del Sé. Le aspettative di venire gratificati e riconosciuti non vengono soddisfatte e ciò incrementa i sentimenti di rabbia e la sensazione di essere stati ingannati. Ogni difficoltà da parte del coniuge nel riconoscere il bisogno del partner, è considerato un rifiuto a se stessi.        

Si formerà, in tal modo, una coppia che svilupperà una sola modalità di funzionamento, definita da un rigido schema di ruoli, all’interno della quale si è paralizzati in un meccanismo patologico. Quest’ultimo porta a rimanere incastrati in un legame dove non si può stare con l’altro, ma neanche senza. In un legame di questo tipo, la speranza di entrambi i partner è di sanare il bisogno di sicurezza e di riconoscimento che nell’infanzia è stato negato. Ma il partner non potrà mai sanare le ferite del passato, perché esse si riferiscono ad altre relazioni e ad altre persone. Solo nelle relazioni in cui si sono creati i vuoti si possono sanare. Le altre al di fuori non riusciranno mai a farlo!

Per far funzionare una coppia è quindi importante riconoscere le aspettative e le parti di noi ferite che abbiamo proiettato nell’altro. Una volta individuate è necessario toglierle e focalizzarci sull’altro per ciò che è e non per ciò che noi vorremmo che fosse. È importante ri-scegliere il partner per le sue qualità e caratteristiche, spogliandolo di qualsiasi sovrastruttura proveniente dal nostro passato.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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