Il distacco emotivo è il secondo sguardo che posiamo sul mondo, quello che arriva quando le emozioni hanno avuto modo di placarsi. Distacco emotivo e consapevolezza sono strettamente collegati. Più diventiamo consapevoli dei nostri processi interni, di dove vogliamo dirigere la nostra vita, di cosa ci fa bene e cosa ci fa stare male più siamo in grado di mettere in atto un distacco emotivo sano. Quest’ultimo non ha nulla a che fare col menefreghismo o con la rimozione. Un sano distacco emotivo si raggiunge quando sviluppiamo uno sguardo interiore consapevole, una parte di noi in grado di capire e scegliere se lasciarsi trasportare da quanto stiamo sperimentando o dalle persone che stiamo frequentando.
Distacco non significa “non possedere nulla” in assoluto o costruire rapporti affettivi in cui si eviti l’attaccamento emotivo che dà sicurezza e benessere. Si tratta di un aspetto più intimo e allo stesso tempo essenziale per l’equilibrio psicologico ed emotivo: significa evitare che le cose –e le persone– ci posseggano. Se siamo dipendenti da una persona, troppo attaccati al lavoro o alla famiglia di origine stiamo sbagliando qualcosa. Ci stiamo dimenticando di noi stessi, della nostra essenza.
Molto spesso le emozioni diventano un laccio stretto che ci imprigiona o che ci fa sentire come dentro una centrifuga. Il continuo altalenare delle emozioni rischia di destabilizzarci e di portarci ad una visione incoerente di noi e di ciò che vogliamo. E’ importante imparare a riconoscere le emozioni ed esserne consapevoli. Stare nel momento che stiamo vivendo, assaporare l’attimo.
Analizza le ragioni delle tue reazioni emotive più intense. Per imparare a essere emotivamente distaccato devi acquisire una profonda consapevolezza dei tuoi comportamenti.
Cosa serve per praticare il distacco emotivo?
Servono due cose, il tempo e lo spazio.
Bisogna lasciare alle emozioni il tempo fisiologico per raffreddarsi. Quando un sentimento si placa non significa che scompare. Abbassando il suo livello lascia spazio anche ad altre emozioni che prima non vedevamo perché spesso accecati da una sola di esse.
Poi serve lo spazio, perché a volte la lontananza, anche fisica, aiuta a rasserenare i pensieri e mitigare la forza dirompente delle emozioni.
Il distacco emotivo presuppone il “mettere spazio” dentro di noi tra ciò che accade fuori e ciò che avviene dentro di noi. Solo così sarete liberi: dalle paure, dai condizionamenti, dai sensi di colpa e così via.
Distacco ed evitamento: quali sono le differenze
L’evitamento è una strategia comportamentale messa in atto allo scopo di sottrarsi dall’esposizione a situazioni, persone, eventi temuti, cioè che suscitano emozioni considerate negative per chi le sperimenta.
L’evitamento è un comportamento adattivo nella misura in cui permette di allontanarsi da una situazione di pericolo o di minaccia reale. Perde il suo valore adattivo quando si trasforma in una soluzione coercitiva, che limita le possibilità di esplorazione
In questo caso l’evitamento perde il suo valore adattivo e diventa un vero e proprio meccanismo di difesa utilizzato per proteggersi da uno stato mentale o da un esperienza considerata intollerabile, e quindi da evitare in qualunque modo.
L’evitamento può riferirsi a situazioni esterne ma anche a stati interni (pensieri, emozioni, sensazioni).
Quando temiamo le conseguenze di una decisione e di un’azione, o se non ci sentiamo competenti, la soluzione migliore diventa non cercare soluzioni. Più lo scenario immaginato è catastrofico, più eviteremo le conseguenze negative che si disegnano nella nostra mente.
In questo modo si struttura un circolo vizioso. Più evitiamo le situazioni, meno ci sentiremo efficaci, e questo rinforza l’idea che non siamo in grado di metterci in gioco. Inoltre, quando evitiamo, l’ansia diminuirà e, a questa riduzione, si assocerà un immediato senso di sollievo che ci porti a credere nell’effettiva efficacia dell’evitare, dato che l’emozione negativa si è, appunto, momentaneamente abbassata.
Come trovare una posizione giusta, un punto di equilibrio tra lo stare e l’evitare, tra l’accondiscendenza e il distacco, tra se stessi e gli altri? Innanzitutto occorre lasciare spazio o aprirsi all’esperienza. In poche parole dar spazio alle emozioni senza soffocarle e senza evitare le sensazioni. Accogliere gli stadi emotivi per ricavarne informazioni su noi stessi e la nostra capacità di far fronte alla situazione.
Vedi anche: