MAMME STANCHE IN DIFFICOLTA’: QUELLO CHE NON RIESCONO A DIRE

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Spesso, arrivano da me in seduta donne stanche, disorientate e spaventate dalla loro nuova condizione di neomamme! Mamme in difficoltà che si sentono spesso giudicate dai parenti e dalle mamme, donne che faticano a riconoscersi e trovare un equilibrio nella nuova ”dimensione”. Ciononostante spesso faticano a raccontare che la nascita del loro bambino, oltre ad essere l’evento più importante e bello della loro vita, a volte suscita, anche, forti emozioni di incertezza e pensieri negativi!

La difficoltà ad ammettere il disagio

Avvertire il peso dell’accudire una nuova vita, sembra indicibile per una mamma. Come se non avesse diritto di sentirsene anche travolta ed affaticata oltre che felice ed appagata! L’idea culturalmente diffusa della maternità, come momento di piena realizzazione della donna ed evento di indiscutibile gioia, induce sovente la neomamma a sentirsi inadeguata. Essa è portata a considerare come indicibile ed anomalo il desiderare degli spazi lontani dalla propria creatura, da dedicare unicamente a  se stessa come donna.

La società trasmette spesso messaggi distorti al riguardo. La maternità è troppo spesso accostata a modelli di donne descritte come super mamme. Neomamme che riescono felicemente a fare tutto, truccate, magre, perfette e sempre con le risposte pronte e giuste. Ma nella realtà le cose sono molto diverse. Le mamme faticano a trovare il tempo da dedicare a loro stesse, il modo per incastrare tutto, l’equilibrio emotivo per gestire quello dei figli, le risposte alle mille domande che si pongono e così via.

Il mito dell’istinto materno e la realtà della mamma sufficientemente buona

Il mito dell’istinto maternoin nome del quale per ogni madre dovrebbe essere naturale ed immediato sapere cosa fare e come rispondere al proprio bambino, spesso impedisce alla neomamma di considerare come normali, avere dubbi, incertezze e soprattutto il non sentirsi all’altezza del nuovo ruolo.

Il timore di essere mal giudicate e non comprese, per i loro vissuti di insicurezza e fatica nell’essere madri, porta molte donne a negare i propri bisogni ed emozioni. Ancor più difficile è per le neomamme comunicarli alle persone che hanno accanto.

Il timore di essere mal giudicate e non comprese, per i loro vissuti di insicurezza e fatica nell’essere madri, porta molte donne a negare i propri bisogni ed emozioni. Ancor più difficile è per le neomamme comunicarli alle persone che hanno accanto.

Quando nasce un bambino nasce anche una mamma

Come dice il detto: ”non si nasce imparati”! Mamme si diventa e si cresce di pari pari passo con la crescita del bambino. Questa trasformazione necessita di un periodo di adattamento oltre che di tempo. Per tale motivo alcune reazioni emotive e comportamentali all’inizio della maternità, non vanno considerate come una mancanza d’istinto materno.

Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, affermava che la mamma adeguata è la madre sufficientemente buona. Una donna autentica, vera, con la sua stanchezza, le sue preoccupazioni ed ansie, che è consapevole dei suoi bisogni oltre che in grado di rispondere adeguatamente a quelli di suo figlio.

L’annullamento della donna nella madre ha invece come risultato una mamma soffocante. Una mamma che non rispetta la distanza simbolica nei confronti del figlio e lo assorbe in se stessa facendosi a sua volta integralmente assorbire.

Una madre sufficientemente buona: tra presenza e assenza

La madre sufficientemente buona ed adeguata è, dunque, quella che comprende l’importanza di saper dosare presenza ed assenza. In questo modo dona a suo figlio il sostegno della sua presenza e la fiducia ed il riconoscimento delle sue capacità e possibilità, nella sua assenza.

Per il benessere emotivo della donna è fondamentale la consapevolezza che è, anche, attraverso la sua naturale imperfezione ma soprattutto attraverso la sua capacità di riconoscere gli errori e di porvi rimedio, che fornisce al suo bambino uno degli insegnamenti più preziosi per il suo sviluppo psichico e relazionale. È in questo modo infatti che il bambino impara che sbagliare si può e si deve, in quanto consente di vivere la fondamentale esperienza della “possibilità del rimediare”.

Inoltre, il saper riconoscere i propri bisogni accanto a quelli del bambino, non descrive il comportamento di una madre disattenta ed incurante, ma consente alla donna di fornire a quest’ultimo la vicinanza e le cure di una mamma che “ non ingloba e soffoca” ma che sostiene e rispecchia in modo sereno ed equilibrato.

L’aiuto dello psicoterapeuta

Le reazioni emotive e comportamentali che a volte accompagnano l’inizio della maternità, possono spaventare la donna che le vive, fino a farle credere di non essere una buona mamma! Anche se, tutto ciò, non necessariamente, descrive uno stato patologico, può essere utile per la donna e madre ricercare un sostegno psicologico competente.

L’incontro confronto della mamma con uno Psicoterapeuta, può infatti, consentire di rendere dicibili e soprattutto affrontabili. Emozioni, dubbi e fragilità che accompagnano il complesso compito di essere, al contempo, madre e donna. La psicoterapia può restituire alla mamma un’importante consapevolezza: il bisogno di avere degli spazi da dedicare anche a se stessa non costituisce una mancanza nella cura e crescita del bambino! Al contrario! Denota l’importante capacità della madre di saper dosare presenza ed assenza, in favore di una relazione in cui trovano un equilibrio funzionale dipendenza ed indipendenza. Questi ultimi sono aspetti fondamentali di uno processo evolutivo, in cui la soggettività del bambino viene realmente riconosciuta e valorizzata.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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