IL CAMBIAMENTO E’ DAVVERO POSSIBILE?

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Siamo naturalmente portati al cambiamento? E’ così facile cambiare? Forse no. La verità è che la mente umana è portata a mantenere uno stato di equilibrio omeostatico, così come si può dire per il corpo, ovvero è portata a cercare continuamente di rispondere a gli stimoli esterni, in modo tale da ristabilire l’equilibrio che aveva prima che questi stessi stimoli comparissero. Assunto ciò, capite bene come, sia nella prima che nella seconda reazione di cui prima, siamo dinanzi a due modi opposti di reagire agli stimoli/eventi esterni, che però rischiano di “negare” entrambi la fitta complessità che le esperienze portano al loro interno.

La mente resiste al cambiamento

Potremmo dunque dire che la mente di ognuno “resiste” al cambiamento, con meccanismi i più disparati, ma comunque atti a contrastare che il movimento avvenga.

La resistenza al cambiamento è quella forza che ci spinge a mantenerci nella nostra zona di confort. Cambiare presuppone alterare la nostra routine e il nostro mondo interiore, così come affrontare il nuovo e sfidare noi stessi. Tutto questo può causare timori. Ma c’è sempre un modo per riuscire nelle nostre sfide.

Coloro che apparentemente sposano la novità con senso di euforia e senza remore, spesso “negano la complessità” e agiscono d’impulso senza valutare le variabili. Spesso questo atteggiamento nasconde un forte timore della novità. Quest’ultima spaventa talmente tanto che la mente non riesce a sostenerne il peso che il tempo del comprendere richiede. Da quì il passaggio immediato all’atto.

Altre persone, invece hanno una reazione opposta: il rimuginio di pensieri ridondanti e sempre uguali che affolla la mente, blocca la persona in una situazione di stallo sterile senza pensiero. Il rimuginio stesso, per sua definizione, incatena la mente dentro “finti” pensieri sempre uguali, spesso ossessivi (ovvero ripetitivi e intrisi di dubbi), che non lasciano ossigeno alla possibilità per la mente di fare pensieri nuovi, lucidi, creativi. La mente è bloccata nel trauma del ricordo delle esperienze fallimentari e dolorose precedenti, come a dire, “è sempre andata così, andrà così anche stavolta”. In questo caso quindi, la distanza tra il vecchio e il nuovo viene accorciata dal tipo di risposta preconfezionata che la mente andrà a riproporre insistentemente, senza lasciare scampo alle numerose alternative di farsi spazio.

Sia la prima reazione che la seconda non sono modalità funzionali per attraversare il cambiamento.

Come favorire il cambiamento

I tempi della mente non sono quelli della produttività sociale, o quelli di Internet. Non ci sono scorciatoie o trucchi, un reale approdo a un nuovo modo di essere, autentico e stabile, richiede dedizione: il risultato si ottiene solo come frutto di un lavoro applicato con intelligenza e per il tempo necessario.

Innanzitutto è necessario ammettendo che le novità sollecitano la mente ad una faticosità maggiore che necessita di tempo, ma soprattutto necessitano una modalità nuova, rispetto a quelle apprese precedentemente e quindi familiari. La mente tenderà, come già detto, a reiterare i soliti schemi difronte a tutte le situazioni faticose, situazioni che invece necessitano lo sforzo, da parte di ognuno, di calibrare la reazione in base alla situazione che di volta in volta si presenta, altrimenti il fallimento è assicurato.

Se però, nel corso del mio sviluppo e della mia storia familiare, ho appreso dei modelli di risposta che funzionano in un determinato modo, prima di tutto devo essere aiutato a conoscere tali modelli, a riconoscerli. In questo la relazione psicoterapeutica diventa essenziale, perché ognuno di noi è consapevole solo in minima parte della dinamica di tali modelli, sappiamo solo che a volte hanno funzionato e a volte no, lasciandoci addosso un’ idea di noi stessi influenzata dall’esito delle nostre esperienze…

Una volta resi consci e consapevoli i modi di reagire che ci caratterizzano, si andrà a capire come allenare la mente a reggere l’angoscia che le situazioni normalmente creano, e a mantenere parallelamente attiva la possibilità di farci un pensiero sopra, pensiero… unica bussola possibile per andare a allargare gli orizzonti del territorio straniero che ci si prospetta davanti.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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