Spesso i genitori chiedono indicazioni su problemi riguardanti i loro figli di fronte alla sessualità. Altrettanto, spesso si deve constatare che quei problemi nascono perché i genitori hanno una certa confusione su che cosa sia l’educazione sessuale.
L’educazione sessuale fa parte dell’educazione più generale perché influenza lo sviluppo della personalità del bambino. Del resto, a partire dalla nascita i neonati apprendono il valore e il piacere del contatto fisico, del calore umano e dell’intimità.
A partire dalla nascita i genitori in particolare mandano ai bambini messaggi inerenti il corpo e l’intimità. Detto in altri termini, fanno educazione sessuale. Il modo infatti in cui mamma e papà si relazionano l’un l’altro fornisce al bambino esempi di come funzionano le relazioni.
E inoltre i genitori fungono da modello per i ruoli di genere e per l’espressione di emozioni, sessualità e tenerezza. Così come, anche evitando di parlare della sessualità, insegnano pur sempre qualcosa sulla sessualità. Per esempio non nominare gli organi sessuali potrebbe essere interpretato come disagio.
I genitori, gli altri familiari e le altre fonti informali di informazione sono importanti per imparare ciò che riguarda le relazioni umane e la sessualità, specialmente nelle fasce di età più precoci. Tuttavia, nella società moderna questo spesso non è sufficiente. Di frequente queste stesse fonti informali mancano delle conoscenze necessarie, soprattutto quando vi è bisogno di informazioni complesse e di tipo tecnico. Inoltre, sono gli stessi giovani che spesso, una volta entrati nella pubertà, preferiscono rivolgersi a fonti diverse dai genitori, i quali sono percepiti come troppo vicini.
Le difficoltà dei genitori
Se osserviamo quello che accade tra i bambini e i genitori, ci accorgiamo che sono gli adulti, e non i bambini, quelli che hanno problemi nel parlare di sessualità.
La preoccupazione che i figli accedano troppo precocemente ai piaceri del sesso e che ne vengano irretiti. Un’altra preoccupazione è la fantasia che i ragazzi, se troppo precocemente informati sulle cose del sesso, arrivino a una gestione irresponsabile della propria sessualità, magari esponendosi a rischi (gravidanze non cercate, malattie veneree, legami scriteriati…).
E’ più probabile che i ragazzi arrivino alla gestione responsabile della sessualità se sanno di che cosa si tratta e come essa si esplica. Non è mai l’ignoranza quella che favorisce atteggiamenti responsabili. Anzi!
Uno dei timori più diffusi è che, se i ragazzini sanno già troppo precocemente di sesso, corrano il rischio di viverlo in modo banalizzato, senza rispetto verso sé stessi e verso gli altri. Qui si vede con chiarezza quanto sia importante che l’educazione sessuale si inserisca nell’insieme dell’educazione alla vita. Fin da quando sono ancora bambini bisogna abituare i futuri giovani e adulti a considerare un valore il pensare con la propria mente e il sentire col proprio cuore,
Un vero terrore, poi, è quello che riguarda il pericolo che il bambino si metta incoscientemente in situazioni di pericolo di abuso sessuale. Quanto più è sprovveduto e quanto più sente la propria curiosità sessuale come impresentabile, tanto più il bambino corre il rischio di non saper valutare le situazioni e di inibirsi nel richiedere eventualmente aiuto. Gli abusi sessuali sono estremamente più frequenti in famiglia che fuori. Se in famiglia vige un clima di fiduciosa sincerità in generale e di apertura schietta verso la conoscenza critica di qualsiasi realtà, il clima sarà di per sé stesso tale da prevenire questo tipo di guai. Sia dentro sia fuori dal contesto famigliare.
Perché introdurre percorsi di educazione sessuale a scuola?
L’educazione sessuale a scuola, basata su informazioni scientificamente accurate, ha l’opportunità di colmare un vuoto, laddove in famiglia non se ne parli e non lo si faccia correttamente. Permette inoltre di correggere o integrare le immagini fuorvianti e le informazioni spesso degradanti veicolate dai media.
Perché la sessualità è una componente centrale dell’essere umano. Tutti hanno diritto di essere informati in materia, anche per promuovere e salvaguardare la salute sessuale. Perché fornisce gli strumenti per viverla più consapevolmente e senza rischi. E a chi teme che parlare di sessualità induca i giovani a un’attività sessuale più intensa o più precoce, un report dell’Unesco smentisce tali timori. Indica infatti chiaramente che l’educazione sessuale tende a ritardare l’inizio dei rapporti sessuali, riduce il numero dei partner e aumenta i comportamenti di prevenzione a livello sessuale.
Così come, d’altro canto, si sottolinea l’importanza di instaurare una stretta collaborazione con i genitori al fine di sostenersi a vicenda (famiglie e istituzioni scolastiche) nel processo di educazione sessuale continua.
Le tappe della conoscenza corporea
Durante i primi sei anni di vita si acquisisce consapevolezza del proprio corpo e si provano sensazioni sessuali, anche se la sessualità infantile è diversa da quella degli adulti. I neonati, per esempio, oltre a scoprire il mondo che li circonda, vanno alla scoperta anche del proprio corpo. Si toccano spesso e talvolta anche i genitali, ma più per caso che intenzionalmente.
Tra il secondo e il terzo anno di vita, poi, si scoprono le differenze fisiche tra maschi e femmine. E bambini e bambine spesso esaminano nei particolari il proprio corpo, iniziano a toccare deliberatamente i genitali, perché procura una sensazione di piacere e li mostrano agli altri bambini e agli adulti.
Crescendo può succedere anche che cerchino di esaminare il corpo delle loro amichette o dei loro amichetti (gioco del dottore). Dall’età di cinque anni e specialmente tra i sette e gli otto, ai bambini piace mostrare i propri genitali e guardare i genitali degli altri bambini. Sono curiosi e vogliono conoscersi e conoscere.
Tra i 7 e i 9 anni i bambini e le bambine possono fare delle fantasie sull’amore. Per esempio, a volte anche di essere innamorati di qualcuno dello stesso sesso; che gli amici dello stesso sesso sono importanti nelle prime fasi della pubertà perché rappresentano qualcuno con cui poter parlare. Tra i 12 e i 20 anni ragazze e ragazzi maturano gradualmente il proprio orientamento sessuale e contemporaneamente si formano e si consolidano le preferenze sessuali.
Ma perché l’educazione sessuale dovrebbe iniziare prima dei quattro anni?
Perché l’educazione sessuale facilita lo sviluppo sensoriale del bambino, la percezione del proprio corpo/immagine corporea e contemporaneamente rafforza la fiducia in sé e contribuisce a sviluppare la capacità di auto-determinazione. Il bambino acquisisce, cioè, la capacità di comportarsi responsabilmente verso se stesso e gli altri. Si insegna infatti al bambino che esistono confini personali e norme sociali da rispettare (per esempio, non si può toccare chiunque si desideri). E, elemento ancora più importante, il bambino impara a riconoscere ed esprimere i propri confini (si può dire no; si può chiedere aiuto). Sotto questo aspetto, dunque, l’educazione sessuale è anche educazione alla vita sociale e contribuisce a prevenire l’abuso sessuale.
Quando iniziare un’educazione sessuale?
A ben guardare, è una domanda curiosa. Sarebbe come chiedere, per esempio: “A quale età bisogna cominciare l’educazione all’esplorazione e al rispetto dell’ambiente?”. È del tutto ovvio che si comincia subito, e che, nel corso di tutta la vita, ogni occasione è buona.
È vero che la sessualità verrà esercitata pienamente molti anni dopo. Ma anche la guida nel traffico, per esempio, verrà esercitata pienamente molti anni dopo, ma ai bambini, già all’asilo, si insegna, per esempio come funziona un semaforo. Nessuno, in questo caso, si pone problemi sulla precocità del messaggio.
Tenendo conto, ovviamente, che in ogni fascia di età e fase di sviluppo ci sono questioni e comportamenti specifici a cui è necessario rispondere in modo pedagogico, si può iniziare ad educare i figli sin da piccolissimi. Tutta l’educazione, su ogni aspetto della vita, che lo vogliamo o no, di fatto inizia subito, fin dalla nascita. Quando prendo in braccio un lattante che piange, per esempio, o quando gli faccio le feste all’incontrarsi dei nostri sguardi, di fatto, anche se non ne sono consapevole, lo sto educando alla solidarietà nel dolore e alla condivisione nel piacere. Si tratta di esercitare l’educazione sessuale sempre in modi adeguati all’età e alle capacità di comprensione.
La sessualità infantile è un aspetto naturale della crescita. E quando i più piccoli cominciano ad affacciarsi al mondo esterno come si può far finta di niente davanti alle immagini erotiche che irrompono da ogni parte: film, pubblicità, show televisivi, cartelloni stradali. È bene che siano quelle immagini a “educare” i nostri bimbi o è responsabilità degli adulti fornire spiegazioni e valutazioni che li aiutino a orientarsi in un campo che sicuramente li intriga? La risposta è una sola secondo me.