L’ ansia e la paura dell’abbandono sono piuttosto comuni ed è possibile identificarne le origini nella nostra infanzia. È normale che un bambino piccolo sperimenti allarme se l’adulto che si prende cura di lui si allontana. Ed è altresì normale che il bambino, di conseguenza, agisca comportamenti orientati alla soddisfazione del bisogno di vicinanza con essa.
In base alle nostre esperienze infantili sviluppiamo la capacità di tollerare le separazioni.
Se però da bambini abbiamo sperimentato spesso la lontananza fisica e/o emotiva dei nostri genitori, o peggio abbandoni e lutti, allora la nostra capacità di tollerare le separazioni è molto labile.
La paura dell’abbandono nasce da ripetute esperienze di mancata sintonizzazione con i nostri genitori, o comunque con le figure di riferimento.
L’adulto con un passato di ferite emotive sviluppa scarsa fiducia in se stesso: non si sente degno di essere amato, è sempre insicuro riguardo al partner, alla famiglia, agli amici.
Ansia dell’abbandono: quali conseguenze
Per molti adulti l’ansia dell’abbandono si manifesta con la sensazione che le persone amate siano non affidabili e distanti. Si ha sempre la sensazione di non essere amati abbastanza, di non essere capiti e corrisposti. Questo può produrre un costante senso di ansia e convinzioni di essere traditi o comunque non importanti per l’altra persona. È un’ansia perenne, che sta alla base del rapporto e che non permette creare un rapporto di fiducia con l’altro.
Per cercare di lenire quest’ansia verranno richieste continue rassicurazioni circa la relazione e il coinvolgimento emotivo dell’altro.
In queste situazioni spesso, ogni comportamento della persona pervasa da questa ansia sarà finalizzata al mantenimento della relazione a qualsiasi costo. Tale atteggiamento può produrre una dipendenza affettiva. Quando la paura abbandonica è molto intensa diventa estremamente difficile riuscire a “vedere” davvero l’altro per quello che è nella realtà, capire le reali qualità o difetti.
Altri invece non si legano mai veramente per paura di soffrire.
Come gestire la paura dell’abbandono
- Riconosci l’ansia dell’abbandono. Accetta le tue paure. Le paure non sono sempre qualcosa di negativo, ci aiutano a stare all’erta nei problemi di difficoltà e sottolineano allo stesso tempo quali sono le nostre debolezze per poterle superare.
- Esporsi, gradualmente, alle situazioni e alle sensazioni maggiormente temute.
- Se nella nostra storia relazionale abbiamo avuto spesso la tendenza ad annullarci per allinearci a quelli che erano i desideri degli altri, è importante imparare a conoscersi davvero come individui.
- Da bambini si tende a vedere nell’abbandono una propria colpa e responsabilità distruggendo poco a poco la propria autostima. Bisogna uscire da questo loop, smettendo di incolparsi e analizzando la situazione reale della nostra infanzia.
- Fare un passo indietro per poter sperimentare nuove modalità comportamentali. Qualcosa di alternativo a ciò che, automaticamente, avremmo la tendenza a mettere in atto. Ad esempio, in una situazione nella quale il partner sta tardando senza avvisare o non risponde al cellulare per un pò potrebbe essere utile allenarsi a riconoscere i propri pensieri e le proprie emozioni che ne derivano. Si può poi scegliere di adottare comportamenti che siano più funzionali sia per sé che per la relazione.
- Lavorare sul proprio senso di vuoto e la relativa ansia dell’abbandono, anche chiedendo aiuto ad uno psicoterapeuta. Lenire le proprie ferite emotive favorirà una relazione più equilibrata col partner e una maggiore autostima personale. Essere consapevoli di certi meccanismi e impegnarsi in un percorso di cambiamento può condurre a modificazioni, anche molto rilevanti.
- Se la paura dell’abbandono e le sensazioni ad essa associate sono intense difficilmente potranno scomparire del tutto. Così, diventa utile imparare a dare loro spazio, non sforzandosi di allontanarli.